Spesso ricorre nella letteratura specialistica l’affermazione che molti edifici destinati ad accogliere e rappresentare il sacro siano stati posti in luoghi alti perché questi luoghi rappresenterebbero una sorta di altare naturale. Non è facile – forse è impossibile – stabilire quanto sia fondata questa convinzione, se osservata da un punto di vista razionale. Ogni dubbio si dissolve, però, se ci muoviamo sul piano dell’esperienza sensoriale. L’area di Santa Vittoria sembra creata apposta per confermare la validità di questa affermazione. Un antico nuraghe, un tempio a pozzo, un grande recinto con vari spazi e ambienti che vi si affacciano all’interno, un villaggio caratterizzato dalla presenza di vari edifici destinati a svolgere molteplici funzioni connesse con la vita del santuario. L’interpretazione più accreditata vede in quest’area una sorta di grande santuario destinato ad accogliere i fedeli di una vasta regione circostante in occasione di feste periodiche collettive. Dal tempio provengono numerose sculture in bronzo, poste dai fedeli come ex-voto donate alla divinità per richiedere una grazia o per ringraziare per una ricevuta. Abbiamo scelto di visitare questo luogo in inverno, quando tira forte il maestrale. È questo vento che ha modellato la forma della vegetazione. Gli alberi son cresciuti con la chioma parallela al terreno. Il pozzo sacro è databile tra il Bronzo Finale e la prima Età del Ferro (1100 – 800 a.C.),. Un abbandono, per lo meno parziale, del luogo si ebbe intorno all’VIII secolo a C. Dall’età punico-romana ci giungono ancora tracce di frequentazione.