Complesso di Palmavera Alghero - Sassari
Ci troviamo in presenza di una delle aree archeologiche più note della Sardegna, occupata da un nuraghe complesso – due torri e antemurale – e da un villaggio.
Ci troviamo in presenza di una delle aree archeologiche più note della Sardegna, occupata da un nuraghe complesso – due torri e antemurale – e da un villaggio.
Il culto delle acque rappresenta una delle peculiarità della civiltà nuragica. L’aura sacrale che avvolgeva fonti e pozzi ha trovato espressione in raffinate manifestazioni architettoniche.
Noti in letteratura fin dall’Ottocento, i resti del complesso monumentale di Santu Antine, nel territorio comunale di Genoni, sono stati messi in luce tra il 1980 ed il 1995.
La sorte ci porta ora in un luogo molto particolare, un luogo che ha atteso duemila ottocento anni per diventare ciò che è oggi: un luogo dell’anima.
12/12/12. La data della fine del mondo, secondo una lettura del calendario maya. Tra chi ha creduto nella veridicità di tale profezia c’è chi ha scelto di attendere quel momento qui: sull’altare di Monte d’Accoddi.
Il nostro viaggio, lo ricordiamo, si muove all’interno dell’orizzonte di senso nuragico, in cerca di tracce materiali che ci parlino di quel mondo. E, tra queste testimonianze, incontriamo Monte Sirai, un centro urbano non distante dall’attuale centro abitato di Carbonia.
Ci concediamo ora uno dei non frequenti ‘sconfinamenti’ cronologici del nostro cammino. La necropoli di Anghelu Ruju non appartiene infatti al mondo nuragico, ma appartiene alla sua ‘preistoria’.
‘Necropoli’ significa, letteralmente: ‘citta dei morti’. Ebbene, se esiste un luogo che merita questo appellativo, è certamente quello che ci apprestiamo a visitare: una quarantina di ‘domus de janas’ – le ‘case delle fate’ secondo la denominazione popolare.
La Necropoli preistorica di Sant’Andrea, sita a pochi chilometri dal paese di Bonorva, annovera domus de janas di differente tipologia, scavate sulla parete verticale di un costone trachitico, alto circa 10 m.
Fare archeologia significa innanzi tutto immergersi in un’esperienza sensoriale. È il nostro corpo, nella sua pienezza, che compie l’esperienza. Se ci affidiamo a lui, se lo ascoltiamo, possiamo sperare di entrare in contatto col passato attraverso le tracce che ci giungono da altri mondi.
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